Medicine tradizionali della Thailandia

Estratto dal volume di Antonio Scarpa  “Itinerario per la visita al Museo di Etnomedicina – Collezioni Antonio Scarpa“, Erga edizioni, Genova, 1994.

“In Thailandia abbiamo tre medicine tradizionali e cioè la medicina Thai dei Siamesi, la classica medicina cinese tradizionale e la medicina empirica delle popolazioni non buddhiste e “primitive”. Ognuna di queste, a sua volta, poggia su una parte empirico-farmacologica, su una parte religiosa e su una parte magica. La medicina Thai trae origine in parte dalla medicina cinese, in parte da quella dell’India, che predomina. La medicina Thailandese è affidata, in lingua Thai, ad antichi libri in scorza d’albero o in carta Khoy, che è un albero, religiosamente custoditi dalle famiglie dei medici e tramandati di padre in figlio. Una parte della medicina Thai è legata alla religione per cui si potrebbe anche parlare di una vera e propria medicina religiosa buddhista.

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Questa viene insegnata e praticata in scuole che si trovano presso alcuni templi di Bangkok e cioè il Wat Poh, il Wat Tep Ti Da, il Wat Sam Pra Ya e il Wat Rajaoros. Presso il Wat Poh, il celebre tempio del Buddha dormiente, vi è una vera e propria scuola ufficiale per medici e farmacisti, chiamata Rong Rien Paet Phaen Bohrahn cioè “Scuola di Antica Medicina Thailandese”. I corsi durano 4 anni e alla fine ha luogo un esame molto severo, dopo di che, con solenne cerimonia, viene consegnato un diploma all’allievo che, con il nulla osta del Ministero della Sanità, potrà esercitare la professione.
Rientrano nella medicina religiosa buddhista gli yoghi guaritori che, praticando il Vippasana, cioè la concentrazione su se stessi e la meditazione, riuscirebbero con l’aiuto delle anime di antichi bonzi e di antichi medici, a curare le più svariate malattie. In alcuni templi buddhisti si vedono murate lapidi in cui sono riportate ricette, perché i fedeli, leggendole e mettendole in pratica, ne ricavino beneficio. Questo è il caso, per esempio, del Wat Prha Jetubon, nel Laos, che contiene lapidi con ricette per il vaiolo, per il parto, per praticare il massaggio, per le malattie dei bambini, ecc., e il Wat Rajaoros, nei pressi di Bangkok con lapidi contenenti prescrizioni contro le convulsioni, la diarrea, ecc.
Al confine tra la Birmania e il Laos ci fu possibile prendere contatto con la medicina empirica di un gruppo di Cariani, popolazioni alquanto “primitive” della montagna di origine tibeto-birmana, animiste e indipendenti. La medicina di queste popolazioni ha un fondo essenzialmente magico, con l’impiego di piante medicinali della foresta.
In alcuni monasteri buddhisti già da tempo si curano, e pare con buoni risultati, i tossicodipendenti da oppio e da morfina con procedimenti medici tradizionali. Il trattamento è breve e si conclude in 10-15 giorni. Quello farmacologico vero e proprio, a base di numerose piante, dura circa 5 giorni e, condizione indispensabile, è che le piante devono essere assai amare. Molta importanza hanno pure i trattamenti psicoterapici.”

Bibliografia:
– Poshyachinda V., 1984. Indigenous treatment for drug dependance in Thailand. Impact, vol. 34 (1), 67.
– Scarpa A., 1964. Nota sulla medicina tradizionale dei Cariani della Thailandia. Rendiconti Istituto Lombardo, Accademia Scienze e Lettere, Milano, 194. Vol. 98.
– Scarpa A., 1964. La medicina tradizionale del Siam secondo un manoscritto su scorza d’albero. Castalia, XX, n. 1-2.
– Scarpa A., 1964. Notizie preliminari sulla nostra missione etnoiatrica in Estremo Oriente. Minerva Medica, 55, 102.
– Scarpa A., 1965. Etnologia e Etnoiatria. Incontro a Bangkok con un yoghi guaritore. Metapsichica, XX, 1-2.
– Goldschmidt Armin M.F., 1979. Ausgwählte Verhaltens und Einstellungsaspekte von thailändischen Patienten. Curare, vol. 2 (3).
– Brun V., Schumacher T., 1987. Traditional Herbal Medicine in Northern Thailand. Univ. Calif. Press, XX, Berkeley, Los Angeles, London, 349.
– Scarpa A., 1991. Le recours au “qât” (Catha edu
lis  (Vahl) Forssk. ex Endl.) et à la “kava” (Piper methisticum Forst) est-il possible pour combattre les toxicodépendances? Paper prepared for the III International Congress on Traditional Medicine, Paris, April 1991 (Congress postponed).
– Scarpa A., Guerci A., 1992. The Role of Ethnomedicine in the Fight against Drug Addiction. Curare, vol. 15, 4.
– Scarpa A., 1992. Il sapore amaro come farmaco nelle terapie delle medicine tradizionali. Farmacia Naturale, III, n. 7.
– Scarpa A. et Guerci A., 1993. La valeur thérapeutique de la “saveur amère” base du sevrage des toxicodépendants dans les Vat (monastères bouddhistes de la Thailande et de la Birmanie) à la lumière des recentes connaissances pharmacologiques. 2nd European Colloquium on Ethnopharmacology, 11th International Conference on Ethnomedicine, 24-27 March, Heidelberg.
– Guerci A., Torretta O., Naing A., 1993. Medicine tradizionali in Birmania : Le pratiche naturali e il “nuovo sincretismo”. Erboristeria Domani, 7/8, 38-42.
– Torretta O., Guerci A., Yi S., 1993. Su foglie di palma : medicine tradizionali in Birmania. Erboristeria Domani, 5, 46-53.

Stampa amuleto

Thailandia (1963)

 

In Thailandia si appende alle pareti delle abitazioni questa stampa amuleto contro malattie e palle da fucile. Rappresenta un famoso monaco buddhista taumaturgo.

 

 

Preparazione del betel

Componenti di un bolo da masticare a base di Piper betle L.

Bangkok (1963)

 

Il betel è un bolo che viene masticato.
E’ costituito da una foglia di Piper betle L. che avvolge un pezzetto di noce della palma Areca cathecu L., con un po’ di calce viva aggiunta a spezie aromatiche.

Esso ha azione sul sistema nervoso ed è diffusissimo nell’India meridionale, nell’arcipelago indiano e in Oceania. Il masticatore è costretto a sputare continuamente e la saliva è tinta di rosso.
Il betel ha pure una funzione sociale e cerimoniale magico-religiosa.
L’uso del betel è in regresso nella penisola indo-cinese. Ciò sarebbe in rapporto con una diminuzione del cancro della bocca, ma con un aumento della carie dentaria e della piorrea alveolare, specialmente nelle ragazze, che hanno sostituito il betel per colorarsi le labbra con il bastoncino per il rossetto.

 

 

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Bibliografia:      
– Raghavan V., Baruah H.K., 1958. Arecanut : India’s Popular Masticatory – History, Chemistry and Utilization. Econ. Botany, 12, 315-345.

– Thierry S., 1969. Le bétel (Inde et Asie du Sud-Est). Musée de l’Homme, Série K (Asie), Suppl. vol. IX (3),304.