Medicine tradizionali della Malesia

Estratto dal volume di Antonio Scarpa  “Itinerario per la visita al Museo di Etnomedicina – Collezioni Antonio Scarpa“, Erga edizioni, Genova, 1994.

“La popolazione della Malesia era (30 giugno 1962) di circa 7.200.000 abitanti così ripartiti : Malesi e malesizzati, che abitano per lo più la campagna, 3.600.000 ; Cinesi, provenienti molti da Hong Kong e residenti nelle città, 2.700.000 ; Indiani (o Pakistani, Ceylonesi, ecc.), 800.000. Vi sono poi 40.000 aborigeni e cioè 2.000 Semang nel Nord ; 10.000 Sakai un po’ più a sud ; i rimanenti 28.000 sono Giàkun che si trovano nella parte sud-ovest della penisola. Questi, da cacciatori e raccoglitori che erano, sono passati in parte all’agricoltura.

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I Malesi sono austronesiani cioè provenienti dalle isole australi e praticano la religione musulmana con tracce profonde dell’antico animismo ed evidenti apporti di induismo, sia per l’influsso esercitato un tempo dai Cambogiani, sia per l’opera di missionari Indù provenienti dall’India meridionale.
Tutto ciò si ripercuote sulla Medicina Malese. Indiani e Pakistani introdussero in Malesia le rispettive medicine e cioè l’Ayurveda e la Unani. La più interessante di queste due medicine risulta essere senza dubbio la Medicina Unani.
Essa non è altro che l’antica Medicina Jonica, cioè greca e poi Greco-Araba che, inizialmente portata dai medici e dai sapienti che seguivano gli eserciti di Alessandro il Macedone, si affermò poi in tutta l’India con scuole che ancora persistono in Pakistan e in India. La parola unani deriva dall’arabo Junani che significa Jonico e Unani in Malese vuol dire Greco. I medici che esercitano questa medicina si chiamano con parola araba tabib, anziché bomoh, nome riservato ai medici empirici della Malesia.
Dalle scuole odierne di Medicina Unani del Pakistan e dell’India escono allievi che poi emigrano nei vari paesi dell’Oriente ad esercitare questa medicina che non è altro che quella di Ippocrate, trasformatasi poi per gli apporti dei grandi medici arabi. I libri odierni di questa medicina unani sono scritti in urdu e sono aggiornati in quanto insegnano pure l’uso del termometro, dello sfigmomanometro e specialmente delle più comuni reazioni chimico-cliniche.
Lo zucchero, nelle orine, non si rileva più con la lingua, ma con le reazioni che indicano la presenza del glucosio, né sono ignorati i sulfamidici e gli antibiotici da usare, però, quando risultino inefficaci le cure tradizionali. Queste oggi vengono praticate mediante la prescrizione di vere e proprie specialità medicinali prodotte, seguendo i dettami della Medicina Unani, da industrie farmaceutiche che si trovano in Pakistan.
Notevoli apporti si osservano in Malesia anche della Medicina Indonesiana nella quale prevale il massaggio. Questa pratica è diffusissima in tutto l’Estremo Oriente, con tecniche particolarissime ed è, a quanto si afferma, d’indubbia efficacia.
In Indonesia, e quindi anche in Malesia, oltre ad eseguirsi il massaggio di tutto il corpo (urut), si procede pure al massaggio di singoli organi e di singoli sistemi, come il massaggio dei nervi e delle vene (pigit). A quanto ci consta, nessuno studio è stato ancora condotto circa la tecnica seguita e gli effetti provocati da questi strani massaggi di cui si dicono mirabilia, specialmente nell’accelerare la guarigione delle fratture. La pratica consiste nel massaggiare alcuni punti, conosciuti dal massaggiatore e che dovrebbero trovarsi lungo il decorso dei nervi che devono essere sollecitati in rapporto alle varie affezioni che si vogliono curare.
Né manca l’idroterapia e le fonti termali, spesso legate a leggende del luogo, sono molto frequentate tanto più che il loro uso è gratuito.
A Malacca, sulla costa occidentale, si trova una nota stazione idroterapica. L’acqua sulfurea e ferruginosa è molto calda, circa 70°, 80°, e perciò usata nella cura dei reumatismi e delle malattie della pelle.
Una lapide, senza data, ricorda in inglese, cinese e malese, che “Tam Kim Seng costruì questa sala da bagno con l’autorizzazione del Governo perché tutta la gente possa venire qui a fare il bagno e risanarsi”.
Il quadro delle medicine tradizionali della Malesia deve essere completato da uno studio della Medicina “primitiva” degli aborigeni Negritos, Sakai e Giàkun. Pochissimo si sa su questa arte medica che viene esercitata dai bomoh. Costoro, il più delle volte, riuniscono nella stessa persona anche le funzioni di capo villaggio. Si diventa bomoh, di solito, dopo aver veduto ripetutamente in sogno animali, per lo più la tigre, o le anime dei trapassati, che suggeriscono all’iniziato i metodi per curare le malattie ed i luoghi ove trovare le piante medicinali. Spesso il bomoh è anche indovino.
Accanto ad una medicina tradizionale con i suoi bomoh, notiamo, specie nelle grandi città (Singapore, Kuala Lumpur) una fiorente medicina tradizionale cinese, con varie specialità. Poi, con frequenza, insegne di ambulatori dove si trattano le emorroidi, affezione che, a quanto pare, sembra diffusissima. Sono caratterizzate da vetrine in cui fanno bella mostra numerosi vasetti contenenti le emorroidi escisse ai vari pazienti e da cartelli che non si prestano ad equivoci. Altri specialisti trattano in modo particolare le fratture, ed espongono radiografie a testimonianza dei loro successi. Altri ancora richiamano il cliente esponendo una serie di tavole anatomiche, ma sono i massaggiatori che costituiscono l’élite dei guaritori.”

Bibliografia:
– Gimlet J., 1929. Maley Poisons and Charm Cures. Inst. Medical Research, Malay, London.
– Gimlette J.D., Thomson H. W., 1971. A dictionary of Malayan Medicine. New Edition, London.
– Werner R., 1986. Bomoh – Dukun. The Practices and Philosophies of the Traditional Malay Healer.
  University Press, Bern, 106 p.
– Werner R., 1986. Bomoh – poyang. Traditional Medicine and Ceremonial Art of the
  Aborigines of Malaysia.
University of Malaya, Kuala Lumpur, 632 p.
-Winsted R.O., 1982. The Malay Magician : Shaman, Savior and Sufi. London, 188p.

Rettili

Boa constrictor L. impagliato

Asia (1952)
Organico

 

Asia
In Malesia si userebbe il grasso del Boa (Boa constrictor L.) (vedere foto) in varie circostanze, specialmente nei dolori reumatici.
In Cina si userebbe la cistifelia dei serpenti come medicina e la carne come cibo, accompagnata da vino cinese molto alcoolico.
Alle Filippine i gonfiori del corpo svaniscono applicando sulla parte una cistifelia di serpente.

 

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America
In Guatemala come veleno a scopo delittuoso, si somministra veleno di serpente, oppure si fa pungere il paziente da un cascabel (Crotalus durissus), serpente velenoso.
Il veleno dei serpenti è stato oggetto di molti studi. I dolori lancinanti dei cancerosi troverebbero sollievo con iniezioni di dosi minime di veleno di cobra (Naja tripudians) che iniettato nella massa neoplastica la disfacerebbe. Dato il potere analgesico del veleno del cobra, esso è stato applicato con successo anche nei dolori ribelli di varia natura e origine.
Un altro uso, che si è abbastanza diffuso, è quello di preparati ottenuti dal veleno di ofidi brasiliani nel trattamento di emorragie acute o occulte. Il corpo, tostato e ridotto in polvere del cascabel in America del Sud curerebbe cancro, dolori di stomaco, malattie veneree, ulceri e piaghe, per applicazione locale.
In Brasile e in Messico si mangia la carne del serpente a sonagli per guarire dalle piaghe e in Brasile anche per curare la lebbra. Le popolazioni residenti lungo il confine tra Bolivia e Argentina usano mettere sulla ferita la carne del serpente che ha morso. Con il grasso del serpente a sonagli si trattano i gonfiori e con quello di una serpe chiamata mazacuata, il gozzo; frizioni vengono fatte nel reumatismo e nelle punture d’insetti, specie di ragno. La pelle di serpente, con olio rosado, allevia i dolori, specie del viso e un pezzetto di cascabel, avvoltolato in cotone e messo nell’orecchio, ne calma istantaneamente i dolori. Anche gocce di acquavite in cui è stata messa a macerare una squama di qualsiasi serpente, instillate nel condotto uditivo esterno, calmano le otalgie.
Contro l’emicrania si farà un salasso alla fronte con un dente canino di un serpente, oppure si pungeranno le ferite prodotte da un ofide velenoso per farne uscire il veleno. Ulceri, piaghe e gonfiori guariscono lavandoli con semplice acqua in cui è stato messo un serpente. Fumicazioni alle parti basse fatte bruciando un cascabel, guariscono le affezioni dell’utero.
Mangiando come unico cibo carne di serpente, bevendo solo acqua in cui è stato messo un serpente e lavandosi con questa, si guarisce dall’elefantiasi.
Mangiando, poi, bollito dei serpenti chiamati vija e machaguera, si salda immediatamente qualsiasi frattura : se degli arti inferiori si può camminare dopo un’ora.
Analogo risultato dà la polvere dei rettili messa in acqua bollente.
In Messico, la vipera (Vipera aspis L.) viene usata come ricostituente del sangue.
I Callahuaya della Bolivia attribuiscono al cascabel le stesse proprietà terapeutiche del condor. Con la vipera si curano principalmente le malattie nervose ed essa ha fama di prolungare la vita, di rinforzare la vista e di curare, con il grasso, le affezioni della pelle.
La “muta” si usa nei parti distocici. Ma le sue maggiori facoltà la vipera le esplica nel settore della “magia e della stregoneria” : ingerendone la carne, essa arriverebbe al punto di ingravidare le donne e di succhiare loro il latte dai seni. I Callahuaya, etnia di guaritori, dicono di possedere la illa, “pietra magica” che si origina dal liquido seminale delle vipere.