Medicina tradizionale del Madagascar

Estratto dal volume di Antonio Scarpa  “Itinerario per la visita al Museo di Etnomedicina – Collezioni Antonio Scarpa“, Erga edizioni, Genova, 1994.

“Inizialmente l’isola del Madagascar era abitata da gruppi Bantu provenienti dall’Africa, ma il loro patrimonio linguistico e culturale venne profondamente modificato da una successiva invasione indonesiana.

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Vi si aggiunsero ancora recenti apporti con l’Africa e specialmente con gli Indiani e gli Arabi.
La cultura autoctona malgascia è tipicamente indonesiana, con notevoli influssi arabi. La medicina tradizionale risente di questa situazione.
Il trattamento terapeutico dominante è a base di amuleti e talismani, la potenza dei quali deriva da quella del vegetale che entra nella loro composizione. La pianta medicinale ha una grandissima importanza, ma non presa per bocca e introdotta nell’organismo, ma portata sul corpo come talismano.
Importante è l’uso di perle multicolori ad azione “magico-terapeutica”. I poteri di queste perle dipendono dai mesi in cui si devono portare e dai vintana, cioè dai destini individuali, che sono in rapporto con la posizione degli astri al momento della nascita. Queste concezioni provengono dagli Arabi.
Le malattie sono causate dai lolo, da spiriti dei morti (angastra), o dei Vazimba, primi abitatori dell’isola, o di re, o di grandi personaggi defunti, o di briganti. Ma la malattia può essere provocata anche da sortilegio o dai vintana, e allora si chiama ahitra, oppure dal furto dell’anima.
L’ammalato, per prima cosa, non va dal medico (ombiasi), ma dall’indovino (mpisikidy), il quale, consultando i sikidy, o semi divinatori, verrà a conoscere la causa della malattia, consigliando ody (talismani) appropriati, o di andare dall’ombiasi per farsi curare anche con farmaci, o di organizzare una danza terapeutica.
Nell’arte del curare, giocano un ruolo importantissimo speciali cerimonie chiamate con vari nomi secondo le località : bilo, tromba, salamanga, ramanenjana. In queste vengono chiamati gli spiriti dei Vazimba. Saranno essi che suggeriranno il procedimento terapeutico da adottare per la cura degli ammalati.
Queste cerimonie, che durano anche giorni, sono a base di canti, di suoni, di danze, di abbondanti libagioni di vino di palma locale (harafa, toaka), sacrifici di numerosi zebù e con fenomeni di trance che si trasmettono anche al pubblico presente.
I personaggi principali che monopolizzano l’arte medica in Madagascar sono : gli ombiasi, cioè i medici empirici comuni, i taratana che praticano il passaggio di una malattia dall’ammalato ad un sano o a un animale, ma più comunemente a un oggetto friabile (ciotola di terra cotta, zucca, o agglomerato di granito friabile chiamato (Vatomaty). Questi oggetti, nei quali è passata la malattia, dopo lunghe invocazioni, vengono poi gettati a terra e infranti, mentre tutti i presenti devono sputare.
Il rito è accompagnato da crisi di isteria, bisogno di danzare, e da fenomeni strani e inspiegabili come cibo nei piatti che diventa improvvisamente immangiabile, casi di levitazione, glossolalìa, ecc.
In questi trattamenti entrano in gioco gli stimoli sensoriali, specialmente musiche, canti, danze, non senza effetto, per reazioni psicosomatiche, su organismi ammalati, tanto più che l’organismo dei Malgasci normalmente scarseggia di calcio e di magnesio, indispensabili per una buona salute.”

Bibliografia:      
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– Scarpa A., 1963. L‘albero che faceva morire i bambini. Maternità e Infanzia, a. XXXV, n. 5.
– Scarpa A., 1963. Sull’etiopatogenesi delle istero-coreomanie del Madagascar.
  Accademia Medica Lombarda, Milano, vol. XVIII.
– Scarpa A., 1963. Riti curativi Malgasci con manifestazioni isterocoreutiche analizzate 
  da un punto di vista medico.
Accademia Medica Lombarda, Milano, vol. XVIII, n. 4.
– Scarpa A., 1963. Sur les hystéro-coréomanies du Madagascar. Académie Malgache, Tananarive,
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Scarpa A., 1979. Tradizioni e comportamenti d’interesse etnomedico nei Malgasci.
  Quaderni di Scienze Antropologiche, 3.
– Scarpa A., 1980. Le réveil des Médecines traditionnelles. Tavola rotonda all’Accademia Malgascia,
  Tananarive. Missione etnomedica al Madagascar patrocinata dal Ministero degli Esteri.
  25 aprile, 3 maggio 1978. Curare, 3.

Vango-vango

Bracciale malgascio

Madagascar (1978)

 

Vango-vango è un bracciale di rame proveniente dal Madagascar, con il quale si massaggia la punta del naso contro malesseri, svenimenti e stordimenti.

 

Cosmetici per tabaké

Madagascar (1962)

 

Cosmetici industriali ottenuti da piante con le quali si pratica il tabaké  che consiste nell’impiastricciarsi la faccia con paste di determinate piante.
Si presenta in due varietà :
– cosmetico per ottenere una pelle liscia e bella e
– terapeutico per guarire da determinate malattie.