Geofagia

Le terre eduli (o commestibili) presenti nel Museo testimoniano un’antica e diffusa usanza: la geofagia o alimentazione con terre.
Sono delle argille che vengono ingerite come farmaci (da donne in gravidanza, bimbi affetti da rachitismo, affezioni alla gola…) o come sostanza complementare al cibo. Abbiamo documentato che questa pratica è ancora oggi presente in numerosi gruppi umani di tutto il mondo.

Estratto dal volume di Antonio Scarpa  “Itinerario per la visita al Museo di Etnomedicina – Collezioni Antonio Scarpa”, Erga edizioni, Genova, 1994.

“La geofagìa è abbastanza diffusa nei cinque continenti e può essere : alimentare, profilattica, curativa e magica. In tutti questi casi l’abitudine dimostra un bisogno di terra provocato dalla mancanza nell’organismo umano di certe sostanze, indispensabili alla vita e alla cenestesi dell’individuo, che si trovano nel terreno dell’ambiente in cui esso vive. In molti casi è risultato evidente che si tratta della mancanza, per l’equilibrio biochimico, di determinati sali, in particolare di magnesio, di potassio, di sodio, dovuta ad alimentazione carente o inadeguata. Altre volte si tratta di terra non ricca di sali, ma di sostanze organiche, come avviene nelle Isole della Lealtà. Qui i nativi completano la loro alimentazione con il mangiare una terra che raccolgono nelle caverne e che è risultata ricca di detriti organici. In questi casi non si tratta di un assorbimento di sali, ma di una utilizzazione di sostanze azotate che vengono digerite dai succhi gastrici, con eliminazione di ciò che non serve. Ma altre volte sembra che anche queste sostanze non siano in causa, e che i terreni di certe caverne abbondino, invece, di batteri, enzimi e miceti, i quali, ingeriti, possono influire sui processi di digestione ed assimilazione.”

 

Bibliografia.:      
– De Castro M.C., 1962. Notas sobre a geofagìa no ultramar Português. 
  Estudos cientificos Junta de Investigaçoes do Ultramar, Lisboa.
– Ispaesescu A., 1968. Présence de la géophagie en Roumanie. Deductions ethnoiatriques
  sur
la géophagie.  Etnoiatria, II.
– Romer B., 1975. Geophagie. Ein Jahruhundertealtes Problem der Volkerkunde. 
  Acta Ethnographica Acc. Scient. Hungaricae, XXIV.
– Vermeer D.E., Frate D.A., 1975. Geophagy in a Mississippi Country.  Ann. of Ass. of Amer.
  Geographers, LXIV.


Calcio

Messico (1965)

Il calcio nella cucina messicana è un ingrediente indispensabile. 

 

Terra edule

Formelle rettangolari di caolino

Guatemala (1969)
Caolino

Terra edule curativa confezionata in pani rettangolari di caolino con sopra impressa un simbolo.

Conchiglie

Tredici corteccie e un minerale con l’indicazione del loro uso terapeutico.

 

Venezuela, Messico (1975)

Esse ridotte in polvere vengono somministrate per arrestare le emorragie in Messico e in quelle note come conchas nakar vi si versa del succo di limone che servirà per cancellare le cicatrici e farà bella la pelle.
Polveri di gusci di lumache, di conchiglie, di coralli calcarei sono aggiunte ai boli da masticare come quelli del betel, della coca e del tabacco. La calce in esse contenuta agevola la liberazione degli alcaloidi specifici di queste droghe.

Terra di Vajadoly

 

Venezuela (1975)

 

Terra di Vajadoly viene utilizzata, in America Latina, per arrestare le emorragie insieme al riccio di mare.

 

Terra edule del Queensland

Dono di B. Romer (Zagabria) a A. Scarpa.

 

Queensland (1988)

Terra edule del Queensland
Assai diffusa anche in tutta l’Oceania è la pratica della geofagia a scopo terapeutico. 

Cella di termite regina

Guinea Bissau (1957)

 

Riferisce A. Scarpa, dopo la sua missione nel 1957 presso le popolazioni Fulup e Baiot della Guinea-Bissau, che frammenti di cella di termite regina vengono mangiati dalle gestanti per avere bambini forti e ben sviluppati.

 

Napha o Tanahnpa

Ricostituente

Sumatra (1981)
Minerale

 

Napha o Tanahnpa, nome della quarzite di Kavarzit che viene mangiata dalle gestanti come ricostituente presso l’isola di Sumatra.

 

Terra edule del Senegal

 

Senegal (1972)

 

Terra edule mangiata dalle gestanti africane come ricostituente e per garantire un buon sviluppo al bambino.