Etnogerontologia, etnogeriatria

Ogni popolazione del mondo, passato e presente, vanta il suo “elisir di lunga vita”.
Dal musco, zenzero, miele, noce moscata, galanga…, del mondo arabo alla liquirizia, canna da zucchero, abluzioni in acqua fredda dell’India; dal ginseng, tè verde, pratiche di attivazione del C’hi della Cina al Taxodium sp., sangue di condor, San Pedro (Trichocereus pachanoi Britton & Rose) dell’America Latina, o la Kawa (Piper methysticum G.Forst.) dell’Oceania.
Ma l’assunzione degli elisir è sempre accompagnata da esercizi spirituali tendenti a garantire il benessere del corpo e l’immortalità dello spirito.

Estratto dal volume di Antonio Scarpa  “Itinerario per la visita al Museo di Etnomedicina – Collezioni Antonio Scarpa“, Erga edizioni, Genova, 1994.

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“La gerontologia occupa nel campo degli studi etnomedici un posto di primissimo piano. Già nel mito troviamo che Medea con le erbe ritardava la vecchiaia e fece ritornare giovane Giasone, suo suocero.
I Navaho dell’Arizona adorano una divinità, chiamata Estsanatlei che significa “donna che ringiovanisce se stessa” perché divenuta vecchia, ringiovanisce, per invecchiare di nuovo e così via.
Alle isole Viti, la setta dei Tuka crede a un’acqua dell’immortalità, guaritrice e sacra. Essa viene soffiata sull’individuo, per ottenere lo scopo voluto, pronunciando parole magiche.
Scopo principale del navigatore ed esploratore spagnolo Ponce de Leon (1500), nel Mar dei Caraibi, era la ricerca di una favolosa “Fonte della giovinezza”.
Ogni popolazione del mondo, sia del passato che del presente, inculta o civilizzata, vanta il suo “elisir di lunga vita”.
Nella medicina tradizionale araba vediamo primeggiare il muschio, el mesk, che, accompagnato da magiche scritture chiamate ketbaté, guarisce la sterilità delle donne, rinforza la vista, dà novello vigore ai vecchi e agisce come potente afrodisiaco se frizionato, commisto a olio, sulle anche e sugli organi genitali.
In Tripolitania anche i pidocchi danno la longevità perché si nutrono degli umori nocivi del corpo.
Tra le mille, una ricetta marocchina consiglia di prendere dello zenzero (Zingiber officinale Roscoe), chiodi di garofano (Eugenia caryophyllata Thunb.), noce moscata del Sahara (Myristica fragrans Houtt.), radice di galanga (Alpinia galanga (L.) Willd.), di aggiungere olio o miele e prendere due cucchiai, mattina e sera, del farmaco così preparato.
Si diventa longevi facendo le abluzioni per le preghiere con acqua estremamente fredda.
L’antichissima medicina indiana deriva dai Veda, scritti sacri compendiati in quattro raccolte. La più recente (dalla fine del terzo millennio, all’88 a.C.), l’Atharvaveda, contiene un’appendice, chiamata Ayurveda, che significa Veda della longevità. Il termine, in seguito, venne adottato come sinonimo della Scienza medica indiana.
La settima parte dell’Ayurveda è costituita dalla Rasàjana-Tàntra, cioè la “Scienza del ringiovanimento”, mentre l’ottava è la Vàji -Karana-Tantra, la “Scienza degli afrodisiaci”.
Secondo il primo libro la vecchiaia e la senilità si possono arrestare bevendo miele, latte, acqua fredda, burro chiarificato, soli o assieme, in ogni circostanza e in ogni tempo della vita.
Vi sono delle preparazioni speciali a base di semi di vidanga (Embelia ribes e E. robusta) e di vashti-madha (Glycyrrhiza glabra L.) che, presi ogni mese, possono fare raggiungere i cento anni.
Analoghe proprietà hanno elisir a base di radici di valà e di bulbi di vàràhi (Randla dumetorum) presi con miele e latte.
L’ottava parte dell’Ayurveda è dedicata agli afrodisiaci (Vàji-Karana), “rimedi per gioire dei piaceri della gioventù tutte le notti durante tutte le stagioni dell’anno”. Tra i numerosi afrodisiaci consigliati ricordiamo: la utkarika confezionata con polveri di sesamo (Sesamum indicum L.), la masha-pulse (Phaseolus radiatus L.), la vidari (Batata spaniculata), il s’àli-rice (Oriza sativa L.), impastati con grandi quantità di succo delle canne da zucchero della specie paundarika e con strutto di delfino.
Sono ancora afrodisiaci, oltre ai testicoli di delfino, le uova di tartaruga, di alligatore, di granchio, il seme genitale di bufalo e dell’asino.
Una pratica attualmente molto seguita è quella del bagno del pene ogni mattina con acqua fredda e successivo massaggio dell’organo dalla parete addominale in basso. Dalla medicina vietnamita ci perviene un “Precetto per la conservazione della vita e prolungamento della vecchiaia” (Bao-sinh duyên-tho toan-yêu, 1676) di Naguyên Thuc.
Ma è la medicina cinese che afferma di avere risolto tutti i problemi legati alla senescenza e alla lunga vita con l’opera Shen-sien (metodi e ricette per acquistare l’immortalità).
Questa Shen-sien è la quarta parte degli Annali degli Han (Hanshu), l’impero dei quali va dal 206 a.C. al 220 d.C. Disgraziatamente quest’opera è andata interamente perduta e degli Annali degli Han ci è pervenuto solo ‘Il libro classico dell’Interno”, attribuito all'”Imperatore Giallo”, Huang To.”

“Gli scopi supremi della setta religiosa del Taoismo, a partire dalla dinastia Han (Needham), coinciderebbero con la ricerca dell’immortalità.
Due furono le tecniche dei Taoisti per raggiungere l’immortalità :
– la coltivazione interiore dell’energia vitale ricorrendo agli esercizi ginnastici, respiratori, elioterapici, sessuali, meditativi e morali ;
– la coltivazione esteriore (Vei T-an) che si otteneva con i cibi, i farmaci, le piante, le erbe dell’immortalità e i talismani.
Nella ricerca della longevità e dell’immortalità un posto preminente viene riservato al settore sessuale.
Il ch’i, soffio vitale, si manifesta in tutta la sua intensità nel rapporto sessuale.
Si usavano anche pratiche pubbliche chiamate “unione di ch’i”. Ne erano protagonisti per lo più giovani coppie, che si preparavano all’atto sessuale con invocazioni, riti e danze condotte con movimenti lenti e ritmici.
Le “posizioni sessuali”, tipiche dell’arte erotica cinese sono, appunto, raffigurazioni che trassero origini da queste erotiche danze.
L’immortalità, però, non si può raggiungere senza la pratica morale.
Le divinità non possono rendere immortale un malfattore.
Il peccato abbrevia la vita: di trecento giorni se è grave, di tre giorni se l’azione cattiva è leggera.
Ma per acquistare l’immortalità viene richiesto anche un certo numero di buone azioni, trecento per lo stato di Immortale terrestre e milleduecento per diventare Immortale celeste.
Incantesimi e talismani furono pure molto usati.
Frasi magiche scritte in vari colori e su carte diverse venivano bruciati ed inghiottiti per ottenere ciò che indicavano, specie longevità ed immortalità.
Ma è la “pianta dell’immortalità”, il fungo ling-chili (che per Needham sarebbe l’Amanita muscaria (L.) Lam.), quella che otteneva la maggiore considerazione finché entrarono in campo gli alchimisti.
Nei banchetti antropofagici dei Tupinambà (Brasile Orientale) i vecchi erano i più avidi banchettanti perché credevano di assorbire, con la loro carne, la forza dei giovani guerrieri uccisi”.

Uccello totem Yoruba

Scultura lignea

Senegal (metà XX secolo)

 

Rappresentazione di un uccello totem degli Yoruba del Senegal, in rapporto con la longevità.

 

Sake

Tipica bevanda alcoolica giapponese

Giappone (1971)

 

Il sake è la tipica bevanda alcoolica dei Giapponesi ottenuta dalla fermentazione del riso (Oryza sativa L.).
Il sake è associato a motivi di carattere religioso e avrebbe la virtù di prolungare la vita.  

Statuetta raffigurante una tortora

Feticcio della longevità

 

Mali (1976)

 

Tortora feticcio della longevità dei Bambara del Mali.
Presso i Bobo del Burkina Faso il simbolo della longevità è invece il gallo.

 

 

 

 

Condor

Sarcorhamphus gryphus

Il condor è per gli Indios delle Ande il più alto simbolo della salute e della lunga vita.
I Callahuaya della Bolivia consigliano, nel corso della vecchiaia, di bere sangue di condor e bibite alcooliche nelle quali organi interni seccati sono stati sciolti. Queste bevande costituirebbero un vero e proprio trattamento opoterapico.