Alimento farmaco

In tutti i sistemi medici non troviamo una netta distinzione tra alimento e farmaco. La conservazione della vita, lo stato di salute e quindi l’avvenire di un popolo sono strettamente legati all’alimentazione.
In Cina gli alimenti vengono distinti in Yin e Yang, in Tibet in centripeti e centrifughi, in America Latina in caldi e freddi. Queste alternative alimentari variano in funzione della stagione, del clima, della preparazione culinaria, del comportamento a tavola e, ovviamente, dello stato di salute.

Estratto dal volume di Antonio Scarpa  “Itinerario per la visita al Museo di Etnomedicina – Collezioni Antonio Scarpa“, Erga edizioni, Genova, 1994.

“…Ippocrate parla di una “cura attraverso la fame” e Avicenna di “generi alimentari medicinali e di alimenti medicina”.
Il valore nutritivo del complesso alimentare, nella grande maggioranza delle popolazioni, varia notevolmente e gli equilibri, tra i vari cibi ingeriti, non sempre sono rispettati. Di solito vi è un apporto insufficiente di protidi, sia vegetali che animali, e ciò sta alla base dei differenti processi evolutivi che si riscontrano in molte popolazioni della terra. Ma l’apporto alimentare, non sempre sufficiente, può essere aggravato anche dalla monotonia e la razione risultare incompleta dal punto di vista della qualità.
Quando il nativo lascia le proprie abitudini alimentari, ne derivano conseguenze gravissime in quanto la flora intestinale e le secrezioni digestive non sono adatte ai nuovi cibi, per cui ne risente lo stato di salute generale, cominciando dalla capacità energetica.
Il genere di alimentazione è poi in stretto rapporto con fattori di clima e genetici.
I cibi grassi sono più tollerati nei climi freddi, vegetali e frutta sono propri dei climi tropicali ed equatoriali.
Le popolazioni asiatiche non possono usare come alimento il latte per intolleranza al lattosio, fenomeno evidente specialmente nelle popolazioni della Thailandia settentrionale.
Moltissime genti del mondo dividono i cibi in due grandi gruppi, “cibi caldi” e “cibi freddi”, distinzione che non ha nulla a che vedere con la temperatura degli alimenti ma è in rapporto con ancestrali credenze.
Secondo quella messicana determinate malattie o particolari stati come gravidanza, allattamento, mestruazione, ecc., esigono alimenti freddi: la carne, la farina di granoturco bianco, la zucca, la frutta, il formaggio, le patate.
Sono caldi: le tortillas, il pane tostato, i crakers, la farina d’avena, la cioccolata, il caffé nero, il caffé e latte, il latte, la carne di capra, il ghiaccio, i funghi selvatici.
Vi sono malattie, sostanze alimentari, erbe e perfino particolari situazioni in cui ci si può trovare, che sono calde o fredde.
Durante la mestruazione bisogna mangiare frutti considerati freddi.
Così la partoriente avrà grandi dolori se nella sua alimentazione prevarranno cibi caldi.
Ma tra cibi caldi e cibi freddi non sempre esiste corrispondenza presso le varie popolazioni.
Così nell’isola di Sri Lanka dopo il matrimonio la donna dovrà prendere cibi caldi, tra cui il pesce che presso i Pokoman del Guatemala è, invece, alimento freddo. Ma anche uno stesso alimento può risultare caldo o freddo secondo il grado di cottura o la provenienza.
Altre volte sembra essere in gioco la vera e propria temperatura e così, per esempio, uscendo dal cinema, bisognerà sostare nell’atrio per raffreddare gli occhi, che sono divenuti caldi vedendo il film.
Questa distinzione tra cibi caldi e cibi freddi ci riporta all’antichissima filosofia orientale basata sull'”alternativa Yin Yang“. Il segreto dell’esistenza sta in un punto nel quale gli opposti (Yin elemento femminile, ricettivo, passivo, umido ; Yang elemento maschile, procreatore, luminoso, asciutto) si incontrano, ma in stato di equilibrio.
Anche gli alimenti sono Yin o sono Yang e debbono essere scelti secondo la suddetta alternativa.
Questa filosofia orientale ha trovato credito in Occidente tra coloro che seguono la cosiddetta dieta macrobiotica (dal greco macro uguale a grande e bios uguale a vita, cioé grande vita ), in cui l’alimento base è il riso non brillato e la bevanda ideale, da bere lontano dai pasti, è l’acqua fresca pura e genuina.
L’alternativa Yin Yang varia non soltanto con la stagione e il clima, ma anche in rapporto alla preparazione culinaria e al comportamento a tavola.
Un’altra distinzione orientale degli alimenti, che si osserva specialmente nelle diete dei monasteri del Tibet e che ci riporta alla distinzione tra cibi caldi e cibi freddi e tra cibi Yin e cibi Yang, è quella tra cibi centripeti e cibi centrifughi. E’ centripeto, per esempio, ciò che penetra nella terra in senso verticale (radici, tuberi, bulbi, ecc.); è centrifugo, invece, ciò che si eleva verso l’alto (canna da zucchero, palma del cocco, frumento, ecc.).”

Bibliografia :
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Rettili

Asia (1952)
Organico

 

Asia
In Malesia si userebbe il grasso del Boa (Boa constrictor L.) (vedere foto) in varie circostanze, specialmente nei dolori reumatici.
In Cina si userebbe la cistifelia dei serpenti come medicina e la carne come cibo, accompagnata da vino cinese molto alcoolico.
Alle Filippine i gonfiori del corpo svaniscono applicando sulla parte una cistifelia di serpente.

America
In Guatemala come veleno a scopo delittuoso, si somministra veleno di serpente, oppure si fa pungere il paziente da un cascabel (Crotalus durissus), serpente velenoso.

 

Continua

Il veleno dei serpenti è stato oggetto di molti studi. I dolori lancinanti dei cancerosi troverebbero sollievo con iniezioni di dosi minime di veleno di cobra (Naja tripudians) che iniettato nella massa neoplastica la disfacerebbe. Dato il potere analgesico del veleno del cobra, esso è stato applicato con successo anche nei dolori ribelli di varia natura e origine.
Un altro uso, che si è abbastanza diffuso, è quello di preparati ottenuti dal veleno di ofidi brasiliani nel trattamento di emorragie acute o occulte. Il corpo, tostato e ridotto in polvere del cascabel in America del Sud curerebbe cancro, dolori di stomaco, malattie veneree, ulceri e piaghe, per applicazione locale.
In Brasile e in Messico si mangia la carne del serpente a sonagli per guarire dalle piaghe e in Brasile anche per curare la lebbra. Le popolazioni residenti lungo il confine tra Bolivia e Argentina usano mettere sulla ferita la carne del serpente che ha morso. Con il grasso del serpente a sonagli si trattano i gonfiori e con quello di una serpe chiamata mazacuata, il gozzo; frizioni vengono fatte nel reumatismo e nelle punture d’insetti, specie di ragno. La pelle di serpente, con olio rosado, allevia i dolori, specie del viso e un pezzetto di cascabel, avvoltolato in cotone e messo nell’orecchio, ne calma istantaneamente i dolori. Anche gocce di acquavite in cui è stata messa a macerare una squama di qualsiasi serpente, instillate nel condotto uditivo esterno, calmano le otalgie.
Contro l’emicrania si farà un salasso alla fronte con un dente canino di un serpente, oppure si pungeranno le ferite prodotte da un ofide velenoso per farne uscire il veleno. Ulceri, piaghe e gonfiori guariscono lavandoli con semplice acqua in cui è stato messo un serpente. Fumicazioni alle parti basse fatte bruciando un cascabel, guariscono le affezioni dell’utero.
Mangiando come unico cibo carne di serpente, bevendo solo acqua in cui è stato messo un serpente e lavandosi con questa, si guarisce dall’elefantiasi.
Mangiando, poi, bollito dei serpenti chiamati vija e machaguera, si salda immediatamente qualsiasi frattura : se degli arti inferiori si può camminare dopo un’ora.
Analogo risultato dà la polvere dei rettili messa in acqua bollente.
In Messico, la vipera (Vipera aspis L.) viene usata come ricostituente del sangue.
I Callahuaya della Bolivia attribuiscono al cascabel le stesse proprietà terapeutiche del condor. Con la vipera si curano principalmente le malattie nervose ed essa ha fama di prolungare la vita, di rinforzare la vista e di curare, con il grasso, le affezioni della pelle.
La “muta” si usa nei parti distocici. Ma le sue maggiori facoltà la vipera le esplica nel settore della “magia e della stregoneria” : ingerendone la carne, essa arriverebbe al punto di ingravidare le donne e di succhiare loro il latte dai seni. I Callahuaya, etnia di guaritori, dicono di possedere la illa, “pietra magica” che si origina dal liquido seminale delle vipere.

Riso

Oryza sativa L.

Cina e Thailandia (1963)

 

Il riso, è l’alimento base per molte popolazioni orientali. La decozione è antidiarroica. Facendola fermentare con Aspergillus flavus var. oryzae (Ahlb.) Kurtzman & al. o Rhizopus oryzae Went & Prins. Geerl. si ottengono bevande alcooliche (sake dei Giapponesi e arak indiano).

Sake

Tipica bevanda alcoolica giapponese

Giappone (1971)

 

Il sake è la tipica bevanda alcoolica dei Giapponesi ottenuta dalla fermentazione del riso (Oryza sativa L.).
Il sake è associato a motivi di carattere religioso e avrebbe la virtù di prolungare la vita.  

Canna da zucchero

India (1977)
Vegetale

 

 

In molti afrodisiaci indiani abbonda lo zucchero, ottenuto ovviamente dalla canna o il succo estratto dalla medesima, specialmente della varietà indiana paundarika.

La canna da zucchero è diffusa nei mercati asiatici, africani e latino americani.
Anche i vegliardi della vallata di Vilcabamba (Ecuador), la cui attività sessuale è accompagnata da lunga vita, sono insaziabili consumatori di canna da zucchero.
Secondo dati della missione Antonini, sarebbe risultato che i longevi sottoposti a prove di carico glicemico avrebbero reagito con una capacità di bruciare gli idrati di carbonio riscontrabile da noi solo in soggetti molto giovani, il che non fa meraviglia dato il precocissimo, largo uso di canne da zucchero che fanno le popolazioni andine.

Ex voto

Marocco (1938)

 

Si offre nella moschea come ex voto.

“Le uova di struzzo sono date come ottimo ricostituente a bambini, vecchi e convalescenti. Secondo l’uso tradizionale il guscio, ridotto a polvere impalpabile, viene passato sulle palpebre per allontanare le macchie bianche, le piume entrano in pomate dermatologiche: bruciate, poste sulla ferita, agirebbero come emostatico.
Infine il grasso  entra come eccipiente in molti farmaci antireumatici e vulnerari”. A. Scarpa 

Manioca

Manihot utilissima Pohl.

Africa del Nord (1992)
Vegetale

 

Bibliografia:
– Prinz A., 1988. Le manioc en Afrique : histoire, toxicologie et ethnographie. Al Birunyia, Rev. Mar. Pharm., n. 4 (1), 49-65.

Cacao

Theobroma cacao L.

Brasile (1986)
Vegetale

 

Il nome dato alla pianta da Linneo significa “alimento degli dei”, perché il cacao costituiva parte essenziale di bibite che entravano nel cerimoniale religioso degli Indios americani.
La pianta è estesamente coltivata in Africa occidentale e in America meridionale.
I semi tostati e macinati danno la polvere di cacao. Essi agiscono come tonico alimentare diuretico e cardiaco.
I Cuña della Colombia bruciavano i semi come incenso. Secondo gli Indios dell’America, il cacao calma la sete e la fame, difende dal sole e dall’aria la pelle del viso e, preso a digiuno, preserva in quel giorno dai morsi delle serpi velenose. Il suo principio attivo è la teobromina.
Il burro di cacao, che contiene un acido chiamato cocinico, trova largo uso in dermatologia.
La pianta è originaria del Brasile.

 

Noci di cola

Guinea-Bissau (1957 )
Vegetale

 

Le noci di cola (Cola nitida (A. Chev.) Schott. et Vent.
Cola acuminata Schott et Endl.)
Sono di due qualità: la bianca e la nera.
Se ne fa un larghissimo consumo.
L’albero ha un carattere sacro ed i suoi frutti, oltre che come alimento di conforto, entrano in molte preparazioni medico-magiche e in abitudini della vita quotidiana.

Essi contengono caffeina e teobromina; i frutti neri favorirebbero la digestione e preserverebbero dalla carie dentaria e dalla piorrea alveolare.
In medicina la cola viene usata nella neurastenia, nella debilità fisica e nervosa, nell’insonnia, nella dispepsia e nella diarrea.
Con i frutti si costruiscono anche amuleti, polveri e bibite “magiche”.

Bibliografia:
– Kerharo J., 1969. La “noix” de kola. Origine et histoire. Emplois. Chimie et Pharmacologie. Médecine d’Afrique Noire, VI.  

 

Armadillo

Sud America (1967)
Organico

 

Dalle sue missioni nel Sud-America, A. Scarpa riportò:
“…Gli armadilli (famiglia dei Dasypodidi) vivono solamente nell’America centrale e meridionale e sono attivamente cacciati sia come alimento che come medicinale.
Numerose sono le facoltà curative attribuite a questi animali.
– Nella dissenteria un pezzetto dell’armatura cornea che li ricopre, tostato e ridotto in polvere con aggiunta di varie erbe, lo si prenderà a digiuno, ogni mattina, sino a guarigione.
– Nel dolore di ventre, invece, si ungerà la parte con grasso dell’animale e così per dolori in altre parti del corpo.
– Le otalgie si trattano introducendo nell’orecchio, per venti, trenta minuti, due o tre volte al giorno, la punta della sua coda.
– Le ferite guariranno rapidamente ricoprendole con il grasso e così i gonfiori.
– Per le piaghe, invece, si faranno fumicazioni bruciando la corazza e facendo in modo che il fumo raggiunga tutto il corpo dell’ammalato, esclusa la faccia.
– Nella tosse, specialmente canina, si prenderà grasso di un armadillo in cui è stata cotta della camomilla.
– Il sangue dell’armadillo in Messico è anche ottimo rimedio contro il rachitismo e instillato nell’orecchio, cura la sordità.
Le varie parti dell’animale entrano in pratiche di magìa e di divinazione…”

 

 

Uova medicinali

Guatemala (1969)

 

Uova medicinali” di colore azzurrognolo che provengono da galline allevate solo a questo scopo.

Prodotto animale d’uso medico generalizzato sono le uova d’uccello, quasi sempre di gallina.
Vengono usate cotte o crude, intere o il guscio o il bianco o il rosso, sole o aggiunte ad altre medicine.

Vi sono galline che depongono uova medicinali nello stretto senso della parola, secondo le convinzioni locali, come le araucane della costa dell’Oceano Pacifico dell’America meridionale.
Solo con le uova di pavone è possibile, dopo averle bruciate e polverizzate, ottenere un unguento contro tigna, scabbia e altre affezioni cutanee (Colombia e Venezuela).
In Messico con le uova dell’avvoltoio si curano gli stati melanconici. Altre volte esse servono a scopo medico-magico.

 

Continua

In Centroamerica il malocchio, malattia che colpisce specialmente i bambini, si cura con le uova, secondo modalità che, nei particolari, variano da gruppo etnico a gruppo etnico. La cura consiste nel passare uno o due uova per tutto il corpo del bambino, in forma di croce, per poi abbandonarle lungo una strada. Le uova devono essere fresche e in qualche località si esige che siano di gallina nera.

Anemia, debolezza, decalcificazione, impotenza sessuale sarebbero curati ovunque con un preparato calcio-vitaminico perfettamente razionale : uova intere con il guscio, macerate in succo di arancia o di limone e dopo qualche giorno il preparato va preso a dosi frazionate.

Anche i nidi vengono talvolta usati come farmaco e, per esempio, quelli dell’uccello tessitore (Fam. Ploceidae), assieme a pezzi di un albero che deve essere stato colpito dalla folgore, fanno parte di un trattamento, per fumicazione, contro la tubercolosi (Malesia).

In tutto il Nord Africa il fghîh (medico-empirico versato nella legge coranica) scrive sul guscio delle uova frasi coraniche o “magiche”, che trasferiranno al contenuto poteri guaritori, di cui trarrà beneficio chi poi mangerà l’uovo.

Anche tra gli Wolof del Senegal nel trattamento delle turbe mentali si ricorre a fumicazioni di piante con aggiunta di un nido di uccello.

Bibliografia:
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Massajoli P.L., Ghidinelli A., 1975. I Pokoman orientali del Guatemala. L’alimentazione. L’Universo, I.G.M., Firenze.

Noce di cocco

Isole Fiji (1966)

 

La noce di cocco (Cocos nucifera L.), frutto della palma, cresce in tutti i climi caldi ed è diffusissima e notissima sia come alimento che come medicinale.
La linfa che si ottiene tagliando il cuore del ciuffo della palma fornisce una bevanda gradevole, leggermente alcoolica.
Innumerevoli sono i suoi usi empirici per applicazioni esterne in etnomedicina, nei luoghi ove cresce la pianta.

 

 

Arachide

Immagine Wikipedia (05/2011)

 

L’Arachide (Arachis hypogaea L.), ha origine in America del Sud.
Uso parenterale dell’olio.